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Ma i giapponesi “studiano” o “copiano”?

Quest’anno si festeggiano 1 150 anni del patto commerciale tra Italia e Giappone,  quando i giapponesi cominciano a “studiarci”

Quest’anno si festeggiano i 150 anni del patto commerciale tra Italia e Giappone. E’ opinione comune che i giapponesi siano degli ottimi “copiatori”, dimenticando spesso che sono anche degli ottimi “studiosi”. Quando penso ai miei amici cuochi  di Tokyo che cucinano la pasta fresca, la polenta e baccalà e il tiramisù, rifletto  su quanti hanno voluto studiare ed imparare la nostra cucina, vivendo e lavorando in Italia per mesi, gratuitamente. L’occasione dei festeggiamenti Italia-Giappone che quest’anno si svolgeranno in Italia, mi illumina e mi fa capire ancora una volta quanto questo Giappone così lontano,  sia, invece, vicino a noi.  Nel 1886 il Giappone decide di “studiare scientificamente” i Paesi Occidentali, tra cui l’Italia con cui firma un trattato di Amicizia e Commercio (“ tra Sua maestà il Re d’Italia e Sua maestà il Taicoun del Giappone, nonché i rispettivi popoli”): quest’anno si festeggiano i 150 anni del Trattato e l’Ambasciata Giapponese in Italia coordina il calendario di mostre, eventi e spettacoli per ricordare l’importante accordo.

Iwakura in abiti tradizionali

Iwakura in abiti tradizionali


Il  Giappone nell’ 800, l’era dei viaggi e delle comunicazioni, decide di diventare un Paese industriale perché vuole  competere con le altre potenze occidentali. Da Paese protetto e chiuso dai confini del mare, si apre  ai viaggi di studio.  La missione dell’ambasciatore  Iwakura  importante viaggio diplomatico intorno al mondo, viene organizzata dal governo giapponese ed inizia il  23 dicembre del 1871 sulla nave a vapore America alla volta degli Stati Uniti e dell’Europa. I delegati giapponesi visitano 12 paesi e il viaggio dura ben 1  anno. Il governo giapponese vuole studiare le istituzioni e i sistemi produttivi dei Paesi più avanzati, quelli più adeguati al proprio progetto di modernizzazione.  Bello, vero? Questi delegati non sono un po’ come i giapponesi  che lavorano, hanno famiglia e sono ben sistemati, ma decidono di dedicare un anno della propria vita allo studio della cucina italiana? Per i giapponesi lo studio fa parte determinante in una vita lavorativa di successo. Che poi tutti noi ci arrabbiamo un po’ e diciamo che sanno “solo copiare”…invidia!

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