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Casa Format, la casa ristorante con l’orto fatta da amici

Ad Orbassano l’innovativo ristorante che coniuga il bio, il rispetto ambientale e la cultura di una cucina familiare gestita da colleghi… amici.

Ieri sera sono andata a cena ad Orbassano al ristorante Casa Format, aperto grazie ad un progetto che ha accomunato due conoscenti ed amici, lo chef Igor Macchia, storica colonna della Credenza di San Maurizio Canavese ed Alessandro Gioda, esperto sommelier e responsabile di sala, reduce dall’esperienza lavorativa con Stefano Fanti del Circolo dei Lettori e Gabriele Torretto della Valle di Trofarello, poi patron del Quanto Basta di Torino. Arrivata in un uggiosa serata di lunedì piena di pioggia, ho trovato un accogliente locale  moderno, reso caldo dagli arredi in legno, dove le luci, la cucina a vista, la grande veranda sulla campagna, mi hanno dato l’idea di trovarmi più in una casa, che in un ristorante. Forse per questo “casa” e non “ristorante”? I camerieri nella loro semplice divisa (camicia a quadretti e farfallino, jeans con bretelle), mi facevano sentire l’accoglienza di un posto di campagna. Non nascondo che, in effetti, il navigatore ci aveva condotto attraverso  un ampio territorio agricolo, costeggiando una pista ciclabile. Igor, lo chef, ci ha illustrato la struttura, moderna e luminosa, con spazi esterni ed interni adattissimi ad un allestimento di un evento speciale, poi sprofondato, però, in questo ambiente bucolico campestre. Vicino al ristorante l’orto mi ha riportato indietro all’infanzia, quando la mamma che cucinava mi mandava a raccogliere una carota per fare il soffritto, il rosmarino, il prezzemolo o la salvia per qualche piatto da insaporire, a volte anche un po’ di verdura da aggiungere al riso del nostro cane gourmet, abituato a trovarsi nella ciotola deliziosi manicaretti.

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Mi sono seduta al tavolo di legno ed ecco scorrere sotto il mio naso proprio i piatti dell’orto, dove la presentazione ed i colori mi ricordavano di essere ancora una volta in mezzo alla campagna: le verdurine dello sformato dell’antipasto, con il cavolo come protagonista ed il fiore dello zafferano a ricordarmi la stagione, il finocchio ed il cavolo rosso del risotto, la farina di pignoletto rosso e il topinambur con l’uovo appena cotto, mi hanno ricollegato all’orto dell’infanzia e alla sua stagionalità. Bello! Belli i colori dei piatti!  In sala Alessandro Gioda ci ha raccontato ancora il perché della scelta di questo luogo, fuori dai canoni, secondo criteri della tradizione contadina, una cascina moderna che rispetta i canoni più nuovi e recenti della ecosostenibilità. In sala anche Fabio Grasso, il giovane figlio di Franca e Giovanni della Credenza di San Maurizio Canavese, ideatori del progetto, sebbene indaffarati nel loro ristorante storico. Igor, Alessandro, Fabio, un locale-casa fatto da colleghi che sono anche amici di lunga data. Bravi tutti, anche il giovane Simone che ci ha servito con generosità un ottimo dolce, un gelato di crema (magari fatto con le uva delle galline di Casa Format?) e zabaglione caldo.

Alessandro Gioda
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